Il sistema di numerazione pentimale, o più semplicemente il sistema pentimale (in svedese: pentadiska siffror), è un sistema di numerazione pentadico utilizzato solitamente per rappresentare numeri incisi nel legno o nella pietra che veniva usato in Scandinavia, generalmente in associazione con le rune.
Per i numeri da 1 a 9, la notazione è simile all'antico sistema di numerazione romano (I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX). Differentemente dalla notazione romana, però, in questo caso esistono solo due simboli, una linea orizzontale per la singola unità e una specie di U orizzontale per i gruppi di cinque unità. Nelle iscrizioni questi simboli vengono usati ponendoli verticalmente sul lato destro del gambo ("stav") della runa, così che il numero 4 è rappresentato, ad esempio, da quattro linee orizzontali attaccate alla barra verticale, mentre il numero cinque è rappresentato da una U rovesciata attaccata allo stelo con l'apertura verso di esso, il numero dieci, invece, è scritto come due U che si contrappongono. I numeri fino al 20 possono quindi essere rappresentati da una combinazione di I e U, così come nel sistema di numerazione romano si possono utilizzare I e V (il numero 10, in notazione romana è rappresentato da due V in contrapposizione a formare una X).
Il più ampio utilizzo del sistema pentimale è quello fatto nella rappresentazione dei numeri aurei, ossia quei numeri che vanno da 1 a 19 e che designano l'anno all'interno del ciclo metonico, nei calendari runici (in danese: "kalenderstave", svedese: "runstavar", in norvegese: "kalenderstavar").[1] Questi numeri sono comunemente rintracciabili in calendari redatti in età moderna o all'inizio di essa, ma non si sa se essi fossero utilizzati nel Medioevo, tantomeno in epoca vichinga. Sui calendari runici più antichi, per rappresentare i numeri aurei era utilizzata, infatti, una notazione differente: per i numeri da 1 a 16 si usavano le 16 rune del Fuþark recente, mentre per i numeri da 17 a 19 si usavano tre rune ad hoc. Il Computus Runicus, ad esempio, un manoscritto risalente al 1328 di cui è stata pubblicata una trascrizione nel 1626 dall'antiquario danese Ole Worm, usa tale notazione Fuþark e non il sistema pentimale.[2]